Logo
Edward O. Wilson
7 Gen 2022

Edward O. Wilson

Post by la redazione

Studiare, capire e insegnare la biodiversità

Una lunghissima carriera ad Harvard, da biologo evoluzionista, mirmecologo, ‘naturalista’ come si definiva egli stesso, Edward O. Wilson è morto il 26 dicembre scorso, all’età di 92 anni.

La stampa mondiale lo celebra in questi giorni, grazie al contributo di un gran numero di ex studenti e colleghi. Noi ci limitiamo a ricordare lo studioso per riprendere in mano alcuni dei suoi molti famosi testi, largamente tradotti anche in italiano.

Per chi si interessa agli insetti sociali, una figura come quella di Wilson è a dir poco monumentale. I suoi studi sulla socialità tra gli insetti sono stati l’innesco di una riflessione durata una vita, anche oltre la specifica ricerca e osservazione scientifica condotta in prevalenza sul campo. ‘Oltre’, poiché Wilson è stato un intellettuale che ha cercato di incidere sul suo tempo, scrivendo di biodiversità, teorizzando su biologia e socialità, interrogandosi sul quid della specie (natura) umana fino a discettare di ecologia e quindi politica nei suoi lavori più recenti[1].

I suoi studi seminali sulla comunicazione odorosa tra le formiche hanno aperto un campo immenso di indagini scientifiche. Nella breve video intervista preparata dall’università di Harvard nel 2009, Wilson stesso riassume il suo percorso di studi e interessi, dalle formiche alla biodiversità.



Nella libreria di un appassionato di insetti sociali, come lo è spesso un apicoltore, non dovrebbe mancare ‘Formiche’[2] (Adelphi, 1997), il testo divulgativo scritto assieme ad altro esimio collega, il tedesco Bert Hölldobler[3]. Il saggio conquista alla lettura per la sagacia dei narratori, che aprono al grande pubblico il palcoscenico sulla vita sociale delle formiche, con vivide scene tratte dall’organizzazione delle tessitrici (difficili da dimenticare per chi abbia avuto il malcapitato ‘piacere’ di interferire con gli estesi nidi arboricoli diffusi nei paesi tropicale), delle formiche scacciatrici africane, delle formiche otri di miele per citare solo alcuni dei ricordi più vivi di quella lettura. Scordiamoci le elegiache narrazioni sulle api mellifere:

Le formiche, in particolare, si può sostenere che siano gli animali più aggressivi e più bellicosi. Esse superano di gran lunga gli esseri umani, quanto a cattiveria organizzata; al confronto, la nostra specie è gentile e mite. Il programma di politica estera delle formiche può essere riassunto così: aggressione ininterrotta, conquista territoriale e genocidio fino all’annientamento delle colonie limitrofe ogniqualvolta sia possibile. Se le formiche possedessero armi nucleari, probabilmente distruggerebbero il mondo nel giro di una settimana[4].

La comparsa dell’eusocialità è stato e continua ad essere un terreno di confronto fra diverse teorie proposte dai biologi evoluzionisti. Wilson ne discetta ne la ‘Conquista sociale della Terra’:

Ora vi racconterò la storia, che ho contribuito a ricostruire in cinquant’anni di ricerche, di come gli insetti sociali siano arrivati a dominare gli invertebrati nel mondo terrestre. Questi mini conquistatori non hanno fatto irruzione nell’ambiente come marziani invasori ma si sono intrufolati di soppiatto un passetto alla volta, ognuno dei quali ha richiesto milioni di anni. Inizialmente, nelle foreste e praterie del Mesozoico, erano elementi del tutto normali, perfino rari, ma poi azzeccarono innovazioni nel comportamento e nella fisiologia che sono parallele alle invenzioni tecnologiche dell’uomo.[5]

Ed è alla descrizione della nascita della socialità umana che Wilson si è dedicato, non potendo tralasciare in questo percorso di confrontarsi con il massimo degli interrogativi, cosa sia la natura umana.

Alcuni anni prima di pubblicare questo saggio, in una intervista rilasciata a Rai3Scienza, alla domanda ‘Le è mai capitato di pensare che la natura sbagli?’ lo scienziato rispondeva:

‘La natura non sbaglia, la natura è’. Per aggiungere tuttavia che benché l’uomo sia egli stesso natura, ne sia anche il grande errore.

L’evoluzione ha portato a selezionare una specie così dominante e potente che ora sta distruggendo la Natura’

Quella umana è una specie biologica in un mondo biologico, ma siamo una specie biologica davvero sui generis. Evolviamo come ogni altra specie (prendiamo risorse, ci riproduciamo); la Natura è ‘in equilibrio’ perché nel loro cammino evolutivo le specie esistenti si bilanciano. Ma questo solo fino a quando è arrivata la specie umana, che ha preso il dominio (grazie a cultura, tecnologia, enorme cervello) e spinto la natura allo squilibrio.

L’essere umano può scegliere ora se comportarsi come un virus o una cellula cancerogena, che fa proprio questo: si riproduce e arraffa finché può, questa è la sua religione. Possiamo esserlo. Ma ciò che dovremmo cercare di essere è quanto invece siamo veramente: la mente dell’universo. Siamo i primi organismi a capire cosa siamo e cosa stiamo facendo. Se facciamo questo, allora ci prendiamo la responsabilità verso la vita che ci è stata data.’ [6]

E’ il medesimo appello che Wilson esprime al termine della ‘Conquista sociale della Terra’:

Senza una ragione precisa stiamo trasformando l’oro che abbiamo ereditato dai nostri progenitori in pagliuzze, e per questo saremo odiati dai nostri discendenti.

La cancellazione della biodiversità nel mondo vivente ha ricevuto molta meno attenzione dei cambiamenti climatici, del saccheggio di risorse insostituibili e di altre trasformazioni dell’ambiente fisico. Sarebbe saggio osservare questo principio: se salviamo il mondo vivente, automaticamente salveremo anche il mondo fisico perché per raggiungere il primo obiettivo dobbiamo raggiungere anche il secondo. Mentre se salviamo solo il mondo fisico, che sembra la nostra attuale tendenza, alla fine perderemo l’uno e l’altro.[7]


Il sogno, di Henri Rousseau. MoMA, New York.

Da bravo professore, Wilson ci ha lasciato un compito da svolgere e con una certa urgenza, per non ritrovarci a sognare la biodiversità come nel dipinto del ‘doganiere’ Rousseau. Lo scenario descritto in ‘Mezza Terra’ è quello dell’attuale antropocene, in cui assistiamo ad una nuova imminente estinzione di massa, dovuta alla specie umana e non a catastrofi naturali.

La sola speranza per le specie ORA viventi è uno SFORZO UMANO proporzionale alla magnitudine del problema. L’estinzione di massa in corso, estinzione di specie e patrimoni genetici ed ecosistemi, è in cima alla classifica delle minacce più letali che l’uomo si è creato, in buona compagnia con pandemie, guerre mondiali e cambiamento climatico[8].

Lo sforzo è possibile, visto che circa il 15% delle terre emerse e il 2,8% degli oceani[9] sono già aree tutelate. Conservare per Wilson non è congelare, ma innanzitutto conoscere (milioni di specie non sono ancora note!) e poi servirsi delle scoperte tecnologiche di frontiera (intelligenza artificiale, robotica, mappature satellitari, biologia sintetica..) al fine di cambiare il pesante, primitivo vorace sistema produttivo esistente e far vivere bene un uomo del presente che abbia sensibilmente ‘evoluto’ il suo grado di moralità nei confronti dell’ecosistema Terra.

La fondazione ‘Half Earth Project’, nata dall’idea di Wilson e condivisa da un folto gruppo di scienziati e sostenitori, si prefigge di estendere ad almeno metà della superficie terrestre una forma di protezione della biodiversità; ciò significherebbe, secondo una complessa ragioneria cui è dedicata gran parte del saggio, garantire ad almeno l’85% delle specie oggi esistenti (note e ancora da classificare) di vivere e continuare nel cammino dell’evoluzione.


[1]‘La creazione. Un appello per salvare la vita sulla terra, Adelphi, 2008’; ‘La conquista sociale della Terra’, Raffaello Cortina Editore, 2013; ‘Metà della Terra – Salvare il futuro della vita, Codice, 2016’.

[2]‘Formiche’(Adelphi, 1997; titolo originale: Journey to the Ants. A story of scientific exploration’), declina l’opera monografica ‘The Ants’ del 1990 in un formato semplificato e maneggevole.

[3]Bert Hölldobler proveniva dalla prestigiosa Università tedesca di Würzburg, dove è stato a lungo docente; si formò anche sotto la guida di Martin Lindauer, a sua volta entomologo ed etologo dottoratosi sotto la severa guida di Karl von Frisch; Hölldobler è stato professore ad Harvard e mentore di Thomas Seeley.

[4]‘Formiche’, op. cit., p. 107.

[5]La conquista sociale della Terra, op. cit., p. 139.

[6] L’intervista di Rossella Panarese risale al 2010 ma è stata ritrasmessa il 28 dicembre 2021; disponibile in podcast  raiplaysound (ultima consultazione in data 05.01.2022)

https://www.raiplaysound.it/audio/2021/12/Radio3-scienza-del-28122021-fd54f24b-68d7-455b-a635-5e0cea624154.html

[7] ‘La conquista sociale della Terra’, op. cit., p.327.

[8]Nostra traduzione da ‘Half Earth Earth: our planet fight fo life’, 2017, p. 372

[9] ‘Half Earth, op. cit, p. 370

0 Comments

Leave a Comment