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Vita da operaia: i primi undici giorni  ~ parte prima~
17 Lug 2020

Vita da operaia: i primi undici giorni ~ parte prima~

Post by la redazione

Rusty Burlew, The curious beekeeper. A worker bee’s life: the first eleven days, American Bee Journal, pp. 509-511, vol. 160, n 5, May 2020.

Traduciamo un articolo tratto dal numero di maggio 2020 della rivista americana American Bee Journal. L’autrice, Rusty Burlew, è una agronoma specializzata in apicoltura; dedica le sue ricerche soprattutto alle ‘altre’ api, come possiamo leggere sul suo blog www.honeybeesuite.com

Abbiamo scelto questo argomento perchè ci pare utile rispolverare un po’ di conoscenze sulla biologia di apis mellifera, anche alla luce delle ricerche più recenti che mettono in relazione lo stato di salute degli alveari e l’incidenza negativa di pesticidi e agrofarmaci sulla vita delle operaie proprio nella fase più delicata, quella larvale.

Abbiamo aggiunto alla narrazione briosa della Burlew alcune bellissime foto di Nicola Pietropoli apparse alcuni anni fa su L’apis, nel n 3 del 2014 (fig 1,2,3; 6,7,8,9).

Vi consigliamo di leggere l’articolo – (suddiviso in due parti per alleggerirne la lettura)con calma dedicandoci il tempo e la passione che mettete nell’accudire i vostri alveari.

Un’ape regina mostra diversi strani comportamenti, tra cui quello di scegliere il sesso della sua futura prole. Naturalmente, questa inclinazione surreale è condivisa nella famiglia degli Imenotteri, un fatto che non la rende meno misteriosa.

Ancor più perplessità desta il modo in cui la decisione viene attuata. COME può la regina far avverare il suo desiderio di deporre un uovo fertilizzato oppure no? Noi uomini mortali non abbiamo idea di come ci si possa sentire. Farà una ‘mossetta’ a destra o a sinistra per farlo accadere? O magari schioccherà i suoi artigli tarsali ed esprimerà un desiderio? Forse, come qualcuno ha immaginato, la regina si limita a disporre l’addome in una certa posizione per ottenere  il risultato voluto1.

Dato che la questione della realizzazione pratica trascende le mie competenze, la salto a piè pari per descrivere invece i primi giorni della vita di una ape operaia subito dopo che è stata presa la decisione sul sesso del nascituro, dal momento in cui l’uovo fecondato lascia il corpo della regina per posarsi entro la sua cameretta di cera dal dolce profumo. La regina ‘centra’ con attenzione l’uovo in una cella di covata e ne incolla la parte terminale al pavimento cosicché l’intero uovo svetta diritto come il Washington Monument (un  obelisco, ndr).

La marcatura delle uova

Le regine delle api mellifere usano un assortimento di feromoni per raggiungere gli obiettivi della colonia, e il segnale ‘marcatura delle uova’ illustra bene il suo controllo. Quando un uovo lascia il corpo della regina, lei lo riveste di un composto che fa intendere alle operaie che LEI SOLA ha deposto QUELL’uovo2. Il rivestimento contiene degli odori chimici che le eventuali api filiatrici non possono produrre, dando alle api di ‘pattuglia’ la possibilità di distinguere tra uova di regina e uova di ‘impostori’ – che a volte le filiatrici cercano di depositare nella camera di covata.

Una volta scoperte, le uova delle ribelli sono mangiate dagli agenti di polizia, un metodo che conserva i nutrienti all’interno della colonia e assicura che delle operaie – non dei fuchi! – si sviluppino in celle da operaia.

In più, garantisce che i soli fuchi allevati siano quelli che portano la genetica della regina. Dopo aver collocato quindi il suo uovo ben riconoscibile, la regina si sposta alla prossima cella disponibile, sicura che il suo messaggio sia giunto forte e chiaro.

Tante piccole uova

Le uova delle api mellifere sono spesso descritte come chicchi di riso, ma in realtà sono molto più piccole, tra gli 1.2 e gli 1,8 mm di lunghezza per 0,4 mm di larghezza, con un peso che varia tra gli 0,12 e gli 0,22 mg3.

Alcune delle varianti nelle dimensioni sono dovute a differenze genetiche tra regine, altre sono variazioni normali nella produzione di una stessa regina. Confrontate alle uova delle api in generale quelle della specie mellifera sono particolarmente piccole, una situazione resa possibile dal continuo lavoro di nutrizione svolto dal copioso staff di api nutrici nei confronti delle larve in crescita.

L’uovo che darà vita ad una operaria è soffice e coperto di un manto flessibile chiamato ‘corion’.

L’uovo contiene l’ovulo originariamente fertilizzato, assieme al suo tuorlo. Dentro all’uovo le cellule iniziano a dividersi e differenziarsi in vari tipi di tessuti, incluso l’embrione. Con lo sviluppo embrionale, l’uovo tende a curvarsi e inclinarsi, fino ad adagiarsi su un lato. Prima di schiudersi, gli strati del guscio divengono trasparenti e la rete delle trachee diviene visibile nella forma di linee bianche contro uno sfondo grigiastro (come si vede nella foto C della figura 4) .

Fig. 4
In Anita Marguerite Colins, Variation in Time of Egg Hatch by the Honey Bee, Apis mellifera (Hymenoptera: Apidae) in Annals of the Entomological Society of America, 97 (Jan 2004):140-146 · January 2009.

Il guscio si dissolve

Mentre molti insetti rompono lo strato esterno dell’uovo per emergere, le api mellifere non lo fanno. In un processo detto schiusa, il corion si dissolve ed è assorbito dall’ape in via di sviluppo; ciò significa che non si troverà mai una pila di gusci di uova sul fondo di una cella di covata. Poco prima della schiusa, del fluido fuoriesce lungo la linea dorsale della larva e ricopre la parte esterna dell’uovo (vedi foto D, figura 4). Il fluido inizia a dissolvere il corion che progressivamente scompare per far apparire i segmenti larvali4. Questo tipo di sistema, in cui tutti i nutrienti sono conservati e riutilizzati quando possibile, è tipico delle colonie di api mellifere.

La schiusa avviene di solito dopo tre giorni, ma lo sviluppo all’interno dell’uovo dipende dalla temperatura, quindi il tempo per la schiusa può variare tra le 48 e le 144 ore  (da 2 a 6 giorni). Durante questo processo, l’uovo perde circa il 30% del suo peso iniziale5.

Tuorlo ridotto e nutrizione progressiva

Dato che la larva appena nata sarà nutrita continuamente sino all’impupamento, non è necessario che essa sia molto grande alla schiusa, e il tuorlo non deve fornire ampie quantità di nutrimento. Questo regime nutrizionale è definito “nutrizione progressiva” e non è dissimile da quello che facciamo con i nostri bambini: li nutriamo senza sosta.

A confronto con le api mellifere, la maggior parte delle api solitarie nutrono le loro larve una sola volta. La madre raccoglie polline, lo mescola con un pochino di nettare e lo impasta a formare una pallina detta ‘pane di polline’. In cima al pane di polline, depone un solo uovo, e poi se ne va lasciando che la prole si arrangi. Questo tipo di nutrizione è detto “mass provisioning”. Dato che la pagnotta di polline è il solo cibo che la larva riceverà tra schiusa e impupamento, una partenza nella forma di un tuorlo ricco di nutrienti e in buona quantità è fondamentale per la sopravvivenza.

Fig. 5
La foto è riferita ad una specie di Xylocopa notturna tropicale dell’Asia sudorientale

Nella famiglia delle api, le dimensioni dell’uovo sono inversamente proporzionali al numero di uova che una femmina può deporre, per esempio, la maggior parte delle api legnaiole (le Xylocope) depone grandi uova – alcune sono lunghe mezzo pollice – ma al massimo una femmina  deporrà una decina di questi mostri in tutta la sua vita. A confronto, una regina di mellifera durante il massimo sviluppo stagionale può deporre 2000 uova al giorno.

Note (parte prima)

1. Winston ML. 1992. The Honey Bee Colony: Life History. In: Graham JM, ed. The Hive and the Honey Bee (p 73-102). Hamilton, Illinois: Dadant & Sons, Inc.

2. Schneider SS. 2015. The Honey Bee Colony: Life History. In Graham JM ed. The Hive and the Honey Bee (p 82). Hamilton, Illinois: Dadant & Sons, Inc.

3. Winston ML. 1987. The Biology of the Honey Bee. (p 47-48). Harvard University Press, Cambridge MA.

4. Collins AM. 2004. Variation in Time of Egg Hatch by the Honey Bee, Apis mellifera (Hymenoptera: Apidae). Annals of Entomological Society of America. 97 (1): 140-146.

5. Sammataro D, Avitabile A. 1998. The Beekeeper’s Handbook, Third Edition. p. 10, Cornell University Press, Ithaca, NY.

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