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La nuova legge apicoltura 2/2023 della Regione Marche: perché i fiori saranno più velenosi per le nostre api.
14 Mar 2023

La nuova legge apicoltura 2/2023 della Regione Marche: perché i fiori saranno più velenosi per le nostre api.

Post by la redazione

La Regione Marche si è dimostrata di recente molto attiva rispetto al settore apicoltura sia con sostegni economici diretti alle aziende, sia con l’attività normativa.

Sostegni economici alle imprese: nel 2019 e nel 2021 sono stati erogati dei piccoli aiuti ‘per arnia’, al fine di compensare non le perdite di reddito dovute ad avversità meteorologiche e climatiche (gelata aprile 2019, siccità prolungata del 2021), bensì i ‘maggiori costi’ sostenuti causa interventi di nutrizione di emergenza sugli alveari stremati dalla scarsità di risorse nutritive.

Attività normativa: nell’estate del 2022 è iniziato l’iter per modificare la legge regionale 33/2012 in materia di apicoltura[1]; l’impianto normativo in essere ha subito degli aggiornamenti e alcune modifiche di sostanza, approvate definitivamente il 7 febbraio 2023[2].

E non basta: il 2 febbraio la Regione ha organizzato e ospitato un convegno con la finalità di comunicare alle rappresentanze dei settori agricolo e apistico invitate l’intenzione di avviare un percorso di studi, affidato alla Facoltà di Agraria dell’Università Politecnica delle Marche, per ‘armonizzare’ le pratiche agricole con l’allevamento delle api.

I Consorzi apistici regionali (Pesaro Urbino, Ancona, Macerata e Fermo Ascoli Piceno) hanno applaudito con grande enfasi la riformata legge apicoltura in vigore dal 23 febbraio e sottoscritto il ‘Documento preliminare per un consenso condiviso a favore delle buone pratiche per la qualità delle produzioni agricole e la tutela del patrimonio apistico della Regione Marche’ presentato in occasione dell’incontro del 2 febbraio scorso.

La nostra Associazione apicoltori del Piceno non rientra nel novero degli entusiasti rispetto alla legge regionale apicoltura e non intende firmare il documento su citato fino a quando il Legislatore non interverrà con opportuni emendamenti sulla LR Apicoltura 02/2023 appena varata.

Il ‘documento preliminare…’ dal faticoso titolo (vedi sopra) in breve riconosce che pratiche agricole che non danneggino le api possano migliorare le produzioni di miele e degli altri prodotti dell’alveare: nulla da eccepire. Cosa si propone la Regione? Di incrociare i dati di colture agricole/distribuzione degli alveari sull’intero territorio regionale per suggerire appunto buone pratiche agronomiche di vantaggio all’allevamento delle api ed individuare eventuali criticità.

Una prima criticità la suggeriamo subito, e forse questa è una delle ragioni dell’insolita attenzione che il Legislatore regionale ha riservato al nostro piccolo settore. La legge 02/2023 ha allentato i vincoli posti dalla precedente LR 33 sui divieti di trattamento IN FIORITURA, preferendo alla biodiversità, alla salute dei consumatori (insetti pronubi e umani!), alla produttività del settore apistico le esigenze dell’agricoltura, in particolare della frutticoltura[3].

Riportando quasi[4] parola per parola il dettato della legge quadro apicoltura 313 del 2004, la nostra legge marchigiana 33 del 2012 statuiva all’art. 8 il divieto di trattamenti con prodotti fitosanitari ed erbicidi IN FIORITURA su vegetazione spontanea, colture erbacee, arboree e ornamentali.

Il testo emendato introduce due pesanti deroghe: sono oggetto esplicito di divieto solo i prodotti insetticidi e acaricidi, lasciando fuori ogni altra categoria inclusa nella definizione di prodotto fitosanitario[5], ovvero:

erbicidi, nematocidi, fungicidi, fitoregolatori e repellenti.

Leggendo insieme legge ed ‘intesa preliminare’, pare che la Regione si muova verso un’auspicata

ADESIONE DEGLI APICOLTORI AD UNA RIDUZIONE DELLE TUTELE GARANTITE PER LEGGE SULLE FIORITURE.

Sottolineiamo, se ce ne fosse bisogno, che non si tratta di divieti assoluti, non ci sono posizioni rivoluzionarie: si parla di periodi di fioritura, quei 10/20 giorni in cui le api sono sui fiori e si portano a casa quello che poi mangeremo anche noi (miele e polline). Fungicidi ed erbicidi sono un bel problema per le api ( e quindi per tutti gli impollinatori), ne danneggiano in diversi modi la salute (sistema immunitario, metabolismo, capacità cognitive, ecc) e le rendono meno longeve e resistenti[6]. I fungicidi sono purtroppo diffusissimi nell’ambiente e consentirne l’uso anche in quella breve finestra della fioritura (pensiamo ai frutteti che richiedono pure il servizio di impollinazione agli apicoltori, una vera beffa!) non è cosa da applaudire come un successo da parte di nessuno, men che meno da parte degli apicoltori.

Per questo ci colpisce il plauso incondizionato riservato dai colleghi dei consorzi a questa nuova legge. L’unica spiegazione possibile a tale evidente supina accettazione sta nell’altra modifica di sostanza contenuta nella nuova legge.

Il combinato disposto degli articoli 3 e 4[7] infatti è diretto a togliere alla nostra associazione il riconoscimento attribuitoci per decreto nel 2021[8]. Parificati ai consorzi in qualità di organismo rappresentativo degli apicoltori, abbiamo ora legittimo accesso al tavolo ‘politico’ consultivo regionale relativo al nostro settore produttivo (la Commissione apistica) nonché al Bando previsto dal Regolamento europeo 2021/2115[9], che alloca nel 2023 circa 702.000 euro agli operatori del settore in parte consistente attraverso le attività di assistenza tecnica svolte dagli organismi rappresentativi degli apicoltori.

E’ difficile NON cogliere il senso di questo scambio di favori, un do ut des che non fa onore a nessuno, mortifica la diversità di rappresentanze associative e finisce incredibilmente per danneggiare le api e la biodiversità, che non dovrebbero avere colore politico.

Se la Regione riconosce ‘l’apicoltura quale attività fondamentale per la conservazione dell’ambiente, per la salvaguardia della biodiversità e per lo sviluppo delle produzioni agricole[10] allora ripristini quanto meno il divieto di uso di FITOFARMACI in FIORITURA (senza compromissori ‘distinguo’) e non limiti deplorevolmente la libertà associativa degli apicoltori[11].

Nel post successivo si possono leggere tutte le norme a cui si è fin qui fatto esplicito riferimento, nonchè il ‘documento preliminare..‘.

Nell’immagine di copertina ‘Ofelia’, di John Everett Millais, annegata mentre intreccia ghirlande di fiori.


[1] La Commissione apistica non è stata curiosamente informata dell’iniziativa di modifica in corso. Abbiamo successivamente appreso che tutte le rappresentanze degli apicoltori, NOI ESCLUSI, ne erano informate (e/o compartecipi) o erano state messe al corrente dalle stesse istituzioni.

[2] LR 02/10 febbraio 2023, BUR 23 febbraio 2023.

[3] Già nel 2020 era stato fatto un tentativo in questa direzione, ma gli apicoltori allora l’avevano spuntata Vedi il nostro articolo ‘Inaccettabile proposta

[4] Vedi riferimenti normativi in seguito integralmente riportati.

[5] Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, ‘I prodotti fitosanitari in base all’attività che svolgono e alle modalità di azione si suddividono in diverse categorie fitoiatriche: insetticidi, acaricidi, erbicidi, nematocidi, fungicidi, fitoregolatori e repellenti; possono essere usati in agricoltura sia in pieno campo che in serra’.

Consultato 23.02.2023

[6] Il ‘prontuario’ di riferimento, ben noto a tutti gli operatori del settore, è il compendio scaricabile dal sito dell’Osservatorio del miele: ‘Tossicità delle sostanze attive impiegate in agricoltura nei confronti delle api’.

[7] Per dettato della LR 02/2023 l’art. 3 prevede che gli organismi rappresentativi degli apicoltori potranno essere riconosciuti se hanno base provinciale o interprovinciale; abbiano un numero di soci che rappresenti la maggioranza degli apicoltori presenti nel territorio con cui si identificano; il numero non sia inferiore a 150 apicoltori; nel complesso detengano almeno il 10% degli alveari registrati all’Anagrafe apistica nella Regione Marche.

La nostra associazione, che non si identifica con un territorio provinciale per statuto, è stata riconosciuta sulla base di criteri più semplici e democratici stabiliti dalla Regione nel 2020, ovvero avere un numero di soci apicoltori superiore a 100. Il fatto di non avere una identità provinciale rende impossibile rientrare nei nuovi parametri stabiliti dall’emendato art 3, è una questione di matematica e democrazia!

[8] DDPF 221 del 13.05.2021.

[9] Ricordiamo che il finanziamento destinato all’apicoltura è aumentato sensibilmente negli ultimi anni, in controtendenza rispetto al trend al ribasso degli aiuti in agricoltura.

[10] LR 02/2023, art 1, comma 1.

[11] DGR 144 del 18 febbraio 2020, Criteri e modalità per l’individuazione degli organismi maggiormente rappresentativi degli apicoltori della Regione Marche.

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