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Essere fuco non fa fico!
2 Gen 2023

Essere fuco non fa fico!

Post by Valentina Larcinese

In letteratura scientifica i fuchi non brillano in quanto ad apprezzamenti. Già von Frisch, a suo tempo, nei loro riguardi fu tutto fuorchè magnanimo; infatti, in uno dei suoi più famosi testi riportò queste parole:

“…i fuchi << affamati, grevi, pigri e stupidi >> […]. Essi non si preoccupano affatto di raccogliere il nutrimento poiché la natura non li ha attrezzati a tale scopo. La maggior parte si accontenta di richiedere quanto loro spetta dalle provviste generali, facendosi alimentare dalle operaie. Il loro cervello è più piccolo di quello delle operaie e della regina, quindi sulla inferiorità psichica del sesso maschile non vi è dubbio alcuno. L’unico compito dei fuchi è quello della fecondazione della regina. […] ogni famiglia ne alleva parecchie centinaia, ma la maggior parte di essi vien meno allo scopo della sua esistenza; la natura opera talvolta con opulente generosità e poi lascia perire”.

Solo il cartoon BeeMovie, di cui abbiamo fatto una recensione in occasione del nostro corso con i cartoni animati, ha tentato una piena, sfolgorante ( e aggiungerei imbarazzante) riabilitazione del ruolo del fuco attraverso la controversa figura del Fuco Fico. Peccato che fosse tutto falso.

Quindi la risposta alla domanda posta nel titolo sembrerebbe no. Ma non affrettiamoci nel trarre le conclusioni.

Sappiamo che l’epilogo delle esistenze dei fuchi non è romantico: muoiono nel tentativo di propagare la specie o muoiono di fame e di stenti perché non sono riusciti nell’obiettivo di propagare la specie.
Alcune teorie ritengono che i fuchi siano talmente specializzati nella riproduzione tanto da investire in questa unica competenza qualsiasi risorsa rendendosi incapaci di affrontare ogni altra situazione di stress. Delicatucci.

Bozzetto realizzato da Serena Lazzarin per illustrazioni del mio libro “Meccanica dell’alveare. Biologia essenziale dell’ape mellifera”

Come se ciò non bastasse sappiamo che i fuchi sono particolarmente suscettibili a varroa e neonicotinoidi.
La varroa ha proprio una spiccata predilezione per le larve dei fuchi.
In generale i fuchi sono sensibili a diversi fattori ambientali ed “emotivi”. Muoiono, infatti, se subiscono uno shock. Un finale sconvolgente, per fuchi e apicoltori, si è verificato nell’estate del 2021 nella cittadina di Armstrong in Canada, causato da un’ondata di calore.
La scena che si è presentata era raccapricciante: decine e decine di fuchi morti a causa dell’esplosione (letterale) del loro endofallo. Qual è stata la causa di questi “fuochi d’artificio”? Quando i fuchi muoiono a causa di uno shock (di qualsiasi natura esso sia) salutano questo mondo con una eiaculazione. Un modo di morire piuttosto pirotecnico.

Ma da cosa dipende tutta questa fragilità? Partiamo dall’inizio, parafrasando testi di notevole spessore (sia in senso letterale che metaforico, non me ne vogliano l’evangelista Giovanni e Umberto Eco!) potremmo dire in principio è la sfiga e la sfiga è allo stato larvale e la sfiga, in questo caso, è l’aplopoidia.
Per chi mastica almeno i rudimenti dell’apicoltura, è noto il fatto che i fuchi siano aploidi, cioè abbiano origine da un uovo non fecondato: questo comporta avere un corredo genetico di soli N cromosomi, al contrario delle femmine, diploidi, che  dispongono di 2N cromosomi.
Secondo alcuni scienziati l’aplopoidia è una vera e propria disabilità per i fuchi: avendo un solo set di cromosomi non hanno nessuna alternativa per compensare geni difettosi con una versione alternativa dello stesso gene. Alle femmine, invece, è concesso che in caso di mutazione abbiano a disposizione un jolly, ossia una copia dello stesso gene per sistemare la situazione. Anche altri insetti, come le formiche o le vespe, sono soggetti alla fragilità dell’aplopoidia.

Ma è veramente uno svantaggio per i fuchi? Se ci si mette nei panni del fuco sì, se ci si  mette in quelli dell’intera specie no.
Come altri aspetti della vita dei fuchi, la suscettibilità dell’aplopoidia può essere vista come un atto sacrificale, di sostegno al mantenimento delle migliori capacità riproduttive attraverso una forma di pulizia genetica. Senza alleli alternativi per compensare mutazioni letali, l’aplopoidia dei fuchi rimuove alleli dannosi attraverso un martirio genetico, a cui sopravvivono i fuchi con i geni più robusti da tramandare alle future generazioni.
Ma anche dal punto di vista della regina è vantaggioso. Anche per lei? Certo, per la regina il vantaggio, nient’affatto trascurabile, dell’aplopoidia sta nel poter propagare una ampia parte dei propri geni, rendendo, di fatto, i fuchi semplici vettori del suo regale patrimonio: da rider a servizio esclusivo della regina è un attimo!
E qualche vantaggio lo traggono anche le operaie. Come già detto, essendo il fuco aploide non avviene nessun rimescolamento genetico e quindi le supersorelle, le operaie figlie di uno stesso fuco ricevono interamente i geni paterni. Questa situazione si traduce nel fatto che queste operaie condividano tra di loro ben il 75% dei propri geni invece dei canonici 50% e questo porta ad un maggiore accudimento tra sorelle strettamente imparentate.

Bibliografia

McAfee A. The haploide handicap, American Bee Journal – March 2021

Moreno Garcia S., Insulated hives could protect bees from next summer’s heat waves, 2022  https://phys.org/news/2022-02-insulated-hives-bees-summer.html

Von Frisch K., Nel mondo delle api, Edizioni agricole bologna, 1951

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