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Gauss, non è normale! – Parte 1
1 Set 2022

Gauss, non è normale! – Parte 1

Post by Valentina Larcinese

Gauss è il matematico che ha trovato l’equazione che descrive la curva a campana che, in suo onore, prende il nome di gaussiana oltre che normale.

La popolazione — o meglio, l’andamento della popolazione di un alveare — però, al contrario di ciò che spesso si sente dire, non è normale: nel senso che non segue un andamento simile al profilo di una campana.

Per gentile concessione di Bradipi in Antartide – Tiziana Naimo
https://www.bradipiinantartide.com/

Le cose andrebbero così se il superorganismo alveare non facesse un po’ come gli pare o come l’ambiente circostante gli dice di fare. Gli apicoltori lo sanno bene.

Nella prima parte della stagione la popolazione sembrerebbe crescere in maniera esponenziale e gli apicoltori sanno bene come le colonie possono essere esplosive: una colonia di api che si autogestisce andrà incontro, con buona probabilità alla sciamatura, per cui la nostra curva a campana subirebbe, subito subito, un tracollo in termini di popolazione.

Oltre alla sciamatura la popolazione è limitata dal fatto che le colonie di api, al contrario dei sapiens, hanno un meccanismo di regolazione della popolazione che si basa sulla carrying capacity dell’ambiente in cui vivono. Ah… interessante… e che sarebbe? Per carrying capacity si intende l’entità della popolazione, cioè il numero di individui, che le risorse di un determinato ambiente possono sostenere nel lungo periodo. E siccome le risorse sono limitate per definizione nessuna popolazione può superare a tempo indeterminato la carrying capacity dell’ambiente in cui risiede e quindi non può crescere all’infinito. Noi sapiens, invece, abbiamo inventato le relazioni internazionali e importiamo ciò di cui abbiamo bisogno (petrolio, grano, ecc.) non prestando alcuna attenzione alla carrying capacity dell’ambiente cui in si vive o in quello in cui le risorse si producono vivendo nell’illusione di eludere la carrying capacity. Sono proprio delle volpi questi sapiens! Le api, però, non hanno un sistema di import/export delle risorse alimentari ad esclusione del saccheggio che non sempre risulta essere una grossa alzata di ingegno e quindi devono fare i conti con quanto offre loro l’ambiente!

Proprio per la carrying capacity che varia nel tempo, l’andamento della popolazione delle api va a singhiozzo: tutto dipende dai flussi nettariferi e dalle condizioni ambientali. Quelli “studiati” parlerebbero di feedback positivi e negativi, ma non intesi come quelli che, da profani, associamo ad Amazon o Booking!

Per feedback positivo di intende ciò che determina dei cambiamenti e altera un equilibrio, mentre per feedback negativo si intendono tutte quelle variabili/cambiamenti che concorrono a mantenere la stabilità e fanno sì che le condizioni del sistema si mantengano entro certi limiti. Cerchiamo di chiarire il concetto di feedback positivo con un paio di esempi che esulano dall’apicoltura ma che ci interessano tutti direttamente.
Sappiamo benissimo dei cambiamenti climatici in corso e della loro accelerazione per via delle attività antropiche. Uno degli aspetti di cui maggiormente sperimentiamo le conseguenze è l’aumento delle temperature che, tra le varie cose, ha innescato lo scioglimento dei ghiacciai che, a sua volta, potrebbe determinare anche lo scioglimento del permafrost ossia dello strato di suolo perennemente ghiacciato presente sia ad alte quote che ad alte latitudini. Il diminuire del permafrost determina, oltre che un’ulteriore instabilità delle zone di alta montagna traducibile in crolli di pareti rocciose e smottamenti dei versanti, il rilascio del metano che vi si trova intrappolato. La liberazione di questo metano, che rientra a tutti gli effetti nella categoria dei gas serra, provocherebbe un feedback positivo, cioè una causa ulteriore al riscaldamento globale.
Altro esempio. L’area in cui viviamo, ossia quella mediterranea, è soggetta ad una drastica riduzione delle precipitazioni e come conseguenza, leggi di nuovo feedback positivo, c’è un aumento del rischio degli incendi che a loro volta portano ad un incremento della presenza di anidride carbonica dell’atmosfera e quindi ad un ulteriore contributo all’innalzamento delle temperature.

Continua…

Bibliografia

Randy O., Understanding colony buildup an decline, American Bee Journal
Marten G.G., Ecologia umana. Sviluppo sociale e sistemi naturali, Edizioni Ambiente 2002
Pievani T, Varotto M. ,Viaggio nell’Italia dell’Antropocene. La geografia visionaria del nostro futuro, Aboca 2021



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